L’INDIVIDUALISMO E LE STERILI RIVALITA’
Tra i settori artistico/lavorativi, quello della musica – sempre in bilico tra cultura e intrattenimento – è il più eterogeneo in assoluto.
Per di più, l’enorme ventaglio di figure artistiche è foriero di una miriade di divisioni interne e, a volte, anche di sterili rivalità.
Infine, la totale mancanza d’insegnamento delle regole del lavoro – scarsa anche nei conservatori – definibile come “mancanza di professionalizzazione” o “mancanza di conoscenza del lessico professionale”, non fa che aggravare il problema.
CONSEGUENZA ESTREMA:
LA “SINDROME DA PRIMA DONNA”
Se poi, alla mancanza di conoscenza delle regole, aggiungiamo la naturale tendenza dell’artista all’ INDIVIDUALISMO, è facile capire come questo settore non sia mai riuscito a essere coeso nel portare all’attenzione delle istituzioni le proprie problematiche, decisamente diverse da quelle di altre categorie con le quali dirigenti dello Stato, politici, legislatori sono abituati a confrontarsi.
Ebbene, alle divisioni dovute alle innumerevoli diversità professionali non c’è rimedio: sono endemiche del settore. Ma all’eccesso di rivalità occorre porre riparo, proprio come si fa con le malattie.
L’individualismo degli artisti, infatti, non ha niente a che vedere con la generica definizione del vocabolario: “isolamento come condizione ideologica a volte voluta come stile di vita”. La nostra è, purtroppo, una condizione non voluta che si radica nel tempo come conseguenza del lavoro nello spettacolo. Lavoro fatto di alacre studio e sacrifici quotidiani che ha la sua massima gratificazione nel momento in cui si raccoglie l’applauso del pubblico. Proprio in questo magico momento accade infatti che la sensazione di scoprire di essere particolarmente talentuosi (superiori agli altri) trascenda la ragione, determinando pian piano quell’inevitabile malessere che potrebbe definirsi: SINDROME DA PRIMA DONNA.
LE CONSEGUENZE
Ne consegue che l’artista, ogni qual volta si trova in un contesto in cui si affrontano problematiche da risolvere, con atteggiamento da “prima donna” (appunto), tende a non ascoltare e ad evidenziare unicamente i problemi del proprio orticello. Lo scontro con l’incomprensione degli altri è inevitabile; le soluzioni si allontanano e l’intera categoria, ne esce svilita, denigrata e soprattutto inascoltata.
LA SOLUZIONE.
Come uscire da questo malessere? Non ha alcun senso avanzare proposte che vanno solo in direzione del proprio orticello o, peggio ancora, fare solo polemiche verbali che vanno via come meteore al pari dei post su Facebook.
Occorre riscoprire la modestia e andare oltre lo studio della propria arte.
Trovare un po’ di tempo per conoscere almeno quel minimo di normative che ci riguardano. E’ un investimento per noi stessi, per il nostro futuro.
Questo MANIFESTO, un dossier per la prima volta messo giù “per iscritto”, può essere una utile guida per cominciare.
Infine. Anche il legislatore deve prendere atto delle difficoltà intrinseche al mestiere dell’artista e fare comunque la sua parte.
E’ suo dovere istituzionale.
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