03.10.2023 – INDENNITA’ DI DISCONTINUITA’
articolo in via di aggiornamento
(a cura di Victor Solaris)

Gentili lettori (soprattutto musicisti e cantanti) ho pensato di scrivere questo breve articolo sotto forma di FAC (Domande e risposte).

Cosa è l’Indennità di Discontinuità per i lavoratori dello Spettacolo?
L’Indennità di Discontinuità è un riconoscimento economico per i periodi di inattività nei quali gli artisti (e i tecnici), pur non esibendosi sul palco (o dietro le quinte, nel caso dei tecnici) comunque “lavorano, … ma senza corrispettivo” … per studio e/o progettazione degli eventi successivi.
L’Indennità di Discontinuità si differenzia dalle indennità di disoccupazione Naspi e Alas perché non è necessario che il lavoratore debba essere licenziato;

Per inciso, … per quanto riguarda l’Alas, l’indennità di disoccupazione involontaria specifica per i lavoratori autonomi dello spettacolo (cod. 500), parrebbe che le domande vengano quasi sempre respinte, tant’è complicata l’interpretazione della normativa. Insomma… un flop.

Tornando alla Indennità di Discontinuità, vale la pena di ricordare che questa forma di aiuto economico già aveva avuto il placet dello Stato all’interno del cd. NUOVO CODICE DELLO SPETTACOLO (legge n. 106 del 15 luglio 2022, art. 2, comma 6), con una previsione di copertura finanziaria di 40 milioni di euro, ma l’attuale ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, appena nominato aveva promesso di far sì che l’importo fosse elevato a 100 milioni, è così è stato.

Come funziona?
Meglio dire come funzionerà, perché occorre ancora attendere il decreto attuativo.
Per ora vale la pena di conoscere come funziona in Francia, dal cui welfare è stato mutuato.
Nel paese transalpino, l’indennità di discontinuità (da loro è chiamata di “indennità di intermittenza”) è basata sulla media dei compensi percepiti nell’anno precedente, compensi che, a loro volta si rilevano dal sistema contributivo.
In pratica, da loro, al superamento di 507 di ore lavorative “in regola” (in Francia la contribuzione funziona a ore e non a giornate), l’indennità viene erogata l’anno successivo sotto forma di una sorta di pensioncina nei primi dieci mesi dell’anno, il che farebbe pensare che da noi, per averla occorrerà attendere il 2024. ma per fortuna non è così.
Ovviamente, se a rate mensili o in unica soluzione non si può sapere prima del decreto attuativo.

E’ prevedibile conoscere, almeno “a spanne”, quanto arriverà in tasca ai musicisti?
E’ molto difficile; per ora si può solo menzionare di nuovo la Francia, dove l’importo è notevole, si parla di 1.200 euro mensili. Come dire che, a grandi linee, ad un musicista mediamente gli tornavano indietro i soldi spesi per la pensione, tant’è che tanti fanno di tutto per versarsi i contributi anche quanto vanno sottocosto.
Vale la pena di informare che, anche in Francia il sistema contributivo è molto complesso e il principale mezzo per versare i contributi è quello di farlo attraverso una cooperativa. infatti, anche da loro è molto difficile che i gestori di locali che non fanno musica in maniera continuativa come ad es. i responsabili di pub, jazz club, e simili (ma anche quelli delle Pro Loco, amministrazioni comunali, ecc.) possano versare i contributi ai musicisti “intermittenti” che abitualmente si rapportano con loro in maniera saltuaria.
Evidentemente questo è il motivo per cui in Francia c’è una grossa coop di artisti che, quando appresi di questa Indennità (nel 2013), contava oltre 12.000 iscritti e si era estesa persino in Belgio. Un impero!

Quando inviene investito i Francia per l’Indennità di Intermittenza?
Circa un miliarco, un decimo rispetto ai 100 milioni di euro che da noi, quindi è prevedibile che da noi si tratterà di un sussidio ben lontano dai 1.200 euro che nel paese transalpino.

A chi andrà un’Indennità di una certa consistenza?
Per coloro che avranno i giusti requisiti e se non saranno in tanti, potrebbe essere una vera manna dal cielo.
Ma si tratterà di una categoria decisamente sparuta giacché al giorno d’oggi sono solo le imprese di spettacoli di spessore che versano i contributi e soprattutto sul reale cachet: … Teatri stabili, Fondazioni, grandi Tour, ecc., … eventi soprattutto sostenuti da denaro pubblico (FUS o pubbliche amministrazioni).

Sarà veramente l’Indennità di discontinuità l’incentivo per uscire dal sommerso dilagante?
E’ molto improbabile.
Nel nostro paese il sommerso è troppo alto (si stima oltre l’80%) e, ad avviso dello scrivente, per la quasi totalità è da ricondurre alle obsolete normative per il versamento dei contributi ex-Enpals, negli anni rese sempre più complesse da riforme sul lavoro che non hanno mai tenuto in debita considerazione l’assoluta atipicità del settore, e non se ne verrà mai fuori senza una riforma sostanziale del nostro sistema previdenziale.
Ad aggravare la questione c’è da considerare che il numero degli eventi di spettacolo (con musica) raggiuge la notevole cifra annua di quasi un milione e mezzo (dati Siae), … un numero così alto per cui il settore sfugge ad ogni verifica da parte degli organismi di controllo dello Stato (AE e INPS).

Come si potrebbe risolvere il problema del Sommerso?
Ad avviso dello scrivente (e non solo), per uscire dal sommerso occorre innanzitutto (come detto sopra) una drastica semplificazione delle normative e in subordine, al fine di ridurre l’enorme numero di eventi da mettere sotto la lente delle verifiche della AE o dell’INPS (verifiche oggi pressoché inesistenti) bisogna introdurre una mirata fascia di esenzione fiscale e contributiva per gli eventi economicamente irrilevanti, cioè quelli dove veramente non ci sono budget sufficienti per pagare tasse e contributi altrimenti l’evento stesso non può aver luogo, con evidente danno alla cultura stessa dell’arte della musica.

Contestualmente sarebbe auspicabile l’attribuzione di contributi figurativi ai musicisti professionisti (*) quando, per ovvi motivi di necessità economica, pur per compensi minimi si ritrovano a dover suonare in eventi in esenzione. Soprattutto se gli eventi sono dal vivo! Per esempio: jazz club e piccoli eventi di musica classica non sostenuti da pubbliche contribuzioni.
Un provvedimento del genere non avrebbe costi per lo Stato, perlomeno nell’immediato, giacché i contributi figurativi, solo in futuro si tradurranno in qualche pensione in più.
In merito vale la pena di ricordare che il fondo INPS ex-Enpals è in attivo di oltre cinque miliardi di euro, mentre tantissimi musicisti ormai incanutiti hanno un pugno di contributi insufficienti per la pensione e dovranno vedersela con una vecchiaia da indigenti.
Infine, relativamente alle fascie di esenzione, sarebbe opportuno che si introducesse una riforma mutuando da quella introdotta recentemente per o Sport (che è spettacolo anche quello). 

(*) In merito al eterno dilemma di chi possa essere considerato “musicista professionista” vale la pena di informare che nel NUOVO CODICE DELLO SPETTACO, la legge delega citata al primo paragrafo, si prevede il Registro Nazionale degli Artisti.
Ne deriva che una soluzione dovrà pur essere trovata.
Come Sos Musicisti una soluzione la suggeriamo da tempo nel Manifesto dei musicisti.  https://www.sosmusicisti.org/registro-dei-musicisti/