14.12.2017. Nella “legge di bilancio per il 2018” è stata inserita una norma che ha fatto sobbalzare dalle sedie musicisti, impresari, gestori, ecc.

“Abolito il Certificato di Agibilità”. … Ma non è tutto oro quello che luccica!

«Art. 6. – 1. Per le imprese dell’esercizio teatrale, cinematografico e circense, i teatri tenda, gli enti, le associazioni, le imprese del pubblico esercizio, gli alberghi, le emittenti radiotelevisive e gli impianti sportivi, l’obbligo della richiesta del certificato di agibilità di cui all’articolo 10 non sussiste nei confronti dei lavoratori dello spettacolo appartenenti alle categorie indicate dal numero 1) al numero 14) del primo comma dell’articolo 3 con contratto di lavoro subordinato qualora utilizzati nei locali di proprietà o di cui abbiano un diritto personale di godimento per i quali le medesime imprese effettuano regolari versamenti contributivi presso l’INPS. (omissis)”

Per correttezza. Laddove è scritto “omissis”, la norma prosegue con altri due paragrafi, ma sono così pasticciati e di scarso interesse che è meglio soprassedere, … almeno per ora.

Andiamo con ordine.

La nuova norma nella prima parte è chiarissima. L’abolizione dell’Agibilità è una realtà, ma non per tutte le imprese, forse per pochissime.

SONO ESONERATE
unicamente le imprese dello Spettacolo che ASSUMONO direttamente gli artisti che si esibiscono nei locali di proprietà o in gestione propria.
ASSUMERE DIRETTAMENTE significa che queste imprese, in veste di “datori di lavoro”, si accollano non solo il pagamento della prestazione ma anche il versamento dei contributi INPS (ex Enpals), i cd. “contributi minori”, l’Inail, la ritenuta fiscale, ecc. In sostanza, quel coacervo di ottemperanze che si riassumono nelle (ahimè) incomprensibili “buste paga” del nostro amato Bel Paese.

Quali potrebbero essere queste imprese?

Salvo eccezioni, non può che trattarsi di grandi teatri e di poche altre realtà, cioè di Enti dove gira denaro a sufficienza per potersi dotare di personale amministrativo specializzato in grado di star dietro alle complesse procedure dell’INPS (ex Enpals). Procedure ben diverse da quelle per l’assunzione di operai e impiegati in altre tipologie di imprese.

Oltretutto, come per tutti i di datori di lavoro, anche in questo settore (e da svariati anni) vige l’obbligo della comunicazione di assunzione e cessazione all’ufficio territoriale per l’Impiego (dicasi UNILAV). Motivo per cui, come vedremo, in questo comparto l’Agibilità era un doppione.

NON SONO ESONERATE
le imprese dello spettacolo che mandano i propri artisti ad esibirsi nei locali o nei teatri di cui NON hanno proprietà o di cui NON sono gestori.
Cioè … la quasi totalità!

Non sono esonerate neanche le formazioni musicali ancorché legalmente costituite in forma societaria e, si badi bene, neanche le band che stabiliscono contratti coi gestori con il nome artistico delle band stessa, cioè ponendosi di fatto al pari di una impresa. In questo ultimo caso, però, il responsabile potrebbe essere il gestore che non ha verificato se il gruppo aveva o no l’Agibilità.

Per inciso e per chi non l’avesse ancora capito, vale la pena di ricordare che:
NON è il musicista che ha l’obbligo di richiedere li Certificato di Agibilità (salvo che non abbia stoicamente scelto di optare per la norma che a fine 2003 istituì il “lavoratore autonomo esercente attività musicale”), ma chi lo assume, cioè il gestore, l’impresario, ecc. Anche se, viste le notevoli complicanze burocratiche che bisogna affrontare per la richiesta e quel che ne consegue, la quasi totalità dei gestori preferisce lavarsi le mani e “ingaggiare” musicisti che sono in grado di ottemperare autonomamente. Cioè, che sono in possesso del Certificato di Agibilità. Ma questo lo approfondiremo più avanti.

E facile immaginare che, a questo punto, a qualcuno sia venuta l’orticaria. In effetti la materia non è di facile comprensione.
Allo scopo, come SOS MUSICISTI, da anni abbiamo messo sul sito una serie di f.a.q. espressamente dedicate a questa farraginosa questione.
http://www.sosmusicisti.org/faq-ex-enpals/

Vale la pena di approfittare di questa circostanza per capire una volta per tutte che cosa è il Certificato di Agibilità, che ancora tanti tendono a immaginare come una sorta di “patente” per suonare.


BREVE STORIA DEL CERTIFICATO DI AGIBILITA’

Diciamo subito che era ed è uno strumento di deterrenza a contrasto della evasione contributiva.
Per capirne il meccanismo, però, occorre calarsi nel periodo in cui è stato istituito l’Enpals (oggi INPS/FPLS – Fondo Previdenza Lavoratori dello Spettacolo).

Eravamo a due anni dalla fine del secondo conflitto mondiale (1947) e la nazione si stava appena riorganizzando. Alla guida del governo c’era ancora Alcide De Gasperi e il legislatore pensò bene di istituire un Ente di tutela anche per li Artisti.
Fu così che nacque l’ENPALS, come Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza per i Lavoratori dello Spettacolo.

E’ importante specificare che, anche se fin dagli inizi erano contemplati anche i grandi artisti e i concertisti (all’epoca erano principalmente della “lirica”) e tutta una lunga serie di figure artistiche, l’ente fu sicuramente pensato per tutelare i più deboli. Quegli artisti che, dopo una vita di alti e bassi per far divertire la gente, erano destinati ad una vecchiaia da indigenti.
Come vedremo, era sicuramente il mondo della Rivista di Varietà. Lo Spettacolo “viaggiante”.

Il film Polvere di Stelle, con Alberto Sordi e Monica Vitti ci restituisce una fotografia emblematica di quel mondo.

Per inciso: vale la pena di evidenziare che l’Italia è stato l’unico paese al mondo che si era dotato di un ente di previdenza specifico per i lavoratori dello Spettacolo. Le condizioni iniziali per arrivare alla pensione erano fortemente agevolanti e l’ente provvedeva anche alla “assistenza medica”. Infatti, una volta, per accedere al servizio sanitario gratuito (si chiamava: Cassa Mutua) bisognava avere ogni anno un certo numero di contributi da lavoro dipendente (60 nel caso degli artisti). … Qualcuno penserà: “ma i disoccupati se si ammalavano dovevano morire ?!?” … No … era sufficiente iscriversi negli elenchi comunali dei poveri e l’assistenza sanitaria si aveva lo stesso. Il paradosso è terminato il 1° luglio 1980 con l’istituzione del SSN (Servizio Sanitario Nazionale).

Con la legge istitutiva dell’Enpals fu introdotto anche il fatidico Certificato di Agibilità e, tra l’altro, per ottenerlo il datore di lavoro doveva versare una somma a titolo di cauzione.
Il perché lo possiamo capire solo se riusciamo ad immaginare quali erano le imprese di Spettacolo che andavano per la maggiore in quel periodo.

L’Enpals e gli spettacoli viaggianti.

Non può essere altrimenti! Nell’istituire l’Agibilità e la “cauzione”, il legislatore fece principale riferimento alle compagnie “viaggianti” di teatro leggero (il Varietà), anche dette “di Avanspettacolo” giacché era d’uso che si esibissero nei piccoli centri, laddove c’era una sala cinematografica, … prima della proiezione del film.

La verità era che, ad eccezione delle compagnie capitanate da attori comici di gran fama (che non avevano bisogno di allontanarsi dalle grandi città), in massima parte si trattava di compagnie modeste, con un attore comico, talvolta coadiuvato da una “spalla”, una soubrette, delle ballerine dall’abbigliamento “generoso” e una orchestrina che, in mancanza della “buca”,  suonava a ridosso del palco, davanti alla prima fila di poltroncine.
Va sottolineato che si trattava di compagnie viaggianti “stagionali” che operavano tra l’autunno e la primavera successiva, amministrando in proprio la cassa del cinema ospitante e dividendo l’incasso con i gestori.

Una curiosità. L’impresario, era detto anche “capocomico”, ma non necessariamente era un attore comico. Era così denominato (anche dall’Enpals) perché metteva in scena degli spettacoli che erano una sorta di cover delle compagnie che portavano il nome di comici ben più affermati quali Macario, Totò e altri.

Storia vuole, pero, che il “capocomico” spesso fosse poco affidabile e più interessato alla bella vita (le ballerine o la soubrette) che ad una buona amministrazione dell’impresa.
Accadeva non di rado che la compagnia non avesse un gran successo di pubblico e “si sciogliesse” prima della fine della “stagione” … con seri problemi economici che si ripercuotevano sulle paghe dei malcapitati artisti, mentre l’impresario facilmente “si defilava” rendendosi irreperibile. Di qui si capisce il perché dell’Agibilità e soprattutto della “cauzione”.

Anzi, … immaginando che l’Enpals che parla in prima persona diventa tutto ancora più chiaro.

 L’Enpals:
“Tu impresario – legale rappresentante – vieni da me (a Roma), mi dai l’elenco con i dati anagrafici e la qualifica di tutti i componenti della compagnia di cui sei responsabile, mi dici la paga giornaliera, mi dici approssimativamente quante date farai nel corso della “stagione”, mi dai una cauzione che ti restituirò quando avrò verificato che avrai pagato tutti i contributi e nessun artista avrà fatto una “vertenza” e io ti do il “Certificato di Agibilità”, … che tu dovrai mostrare di volta in volta al gestore del teatro (o del cinema). … Se non sarai in possesso del Certificato di Agibilità, costui (il gestore) non potrà/dovrà farti esibire, e se lo farà … mi riservo di fare a lui per primo una sanzione per ogni lavoratore … e poi vedremo con te, … intanto io (Enpals) ho la cauzione in mano”.

Negli anni successivi, però, le compagnie di avanspettacolo andarono via via a scemare fino a scomparire del tutto. A quel tipo d’intrattenimento, nelle grandi città subentrarono i night club, spesso con attrazioni notevoli che andavano oltre lo streap-tease, e cioè: cabarettisti, prestigiatori, giocolieri, ecc. Nei night il responsabile era il gestore e i contributi venivano versati abbastanza regolarmente.
Ma i night club erano molto costosi. Quindi, nei piccoli centri presero decisamente piede le orchestre da ballo e nel sud le orchestre “da piazza”. Formazioni artistiche nate per “girare” nei dancing o nelle feste patronali. Motivo per cui, ai fini Enpals, i nuovi “impresari” erano/sono generalmente i caporchestra.

Nel sud in particolare, presero soprattutto piede le bande musicali professionali che “giravano” (e girano tutt’ora) di paese in paese in occasione delle ricorrenze patronali. Sono gestite al pari delle compagnie viaggianti e non hanno grossi problemi dal punto di vista amministrativo perché in genere sono sostenuta dalle amministrazioni comunali d’origine e di cui portano il nome.


LE ORCHESTRE DA BALLO, L’AGIBILITA’ E LE COOPERATIVE

Capite bene che, a differenza delle compagnie di avanspettacolo che, nel corso della “stagione”, bene o male avevano una certa stabilità nell’organico, nelle orchestre da ballo capitava (e capita) facilmente di dover sostituire qualche orchestrale o la cantante (… casi come i Pooh sono mosche bianche). Non parliamo poi delle piccole band nei pub, del jazz o delle piccole formazioni di musica classica, dove i musicisti spesso si mettono insieme per un unico spettacolo. Aggiungiamo anche che, dalla fine degli anni 90, l’Enpals cominciò a pretendere una per una le date delle esibizioni, e non approssimativamente (per periodi) come era prima, e si capisce come il sistema previdenziale sia arrivato a livelli di complessità insuperabili per le piccole imprese.

Riassumendo. Ora, per richiedere l’Agibilità, bisogna (bisognerebbe), qualificarsi come impresa (partita Iva, ecc.), comunicare per singola giornata la location dell’evento, la data, poi nome e generalità di ciascun artista e quindi versare i contributi entro il 16 del mese successivo. Poi ritenuta fiscale, ecc. Vi immaginate un gruppo jazz che si mette insieme per una sola serata, o a Napoli “in Galleria” dove è ancora d’uso organizzare gruppi per i matrimoni la mattina per la sera?

Fu così che, già dalla fine degli anni ’70, alcuni commercialisti (nel nord Italia) iniziarono a consigliare ai propri clienti (i caporchestra) di unirsi in cooperative sufficientemente grandi in modo da riuscire a coprire agevolmente le notevoli spese di amministrazione, lavorando in regola e liberando i gestori dalle responsabilità burocratiche di cui il nostro settore è portabandiera.

Per inciso. Con le rigide regole della sicurezza sul lavoro, introdotte o inasprite di recente e rifilate anche agli artisti, all’interno delle cooperative i soci organizzano autonomamente i corsi obbligatori per il rilascio degli attestati. Inoltre vengono organizzate manifestazioni promozionali (pubblicità, fiere, ecc), vengono aperti uffici per le relazioni con i committenti ecc. In sostanza. una buona cooperativa non si limita ad assistere i soci sotto l’aspetto burocratico, ma promuove il lavoro.

Altra alternativa è affidarsi a un buona agenzia/impresa che si prende la briga non solo di procurare spettacoli, ma anche di ottemperarne agli obblighi come datore di lavoro.

Infine. E’ doveroso ricordare che dal 2003 è anche possibile ottemperare da soli agli obblighi fiscali e previdenziali, ma è decisamente sconsigliabile.
Si legga di seguito.


IL MUSICISTA AUTONOMO (i pro e i contro)

A fine 2003, con tre succinti commi (98, 99 e 100), contenuti nell’art.3 della legge n. 350 (la “finanziaria” per il 2004), è stata introdotta la qualifica del “lavoratore autonomo esercente attività musicale”.
Questa nuova figura può richiedere autonomamente il Certificato di Agibilità, versarsi i contributi, ecc.
Parrebbe il superamento delle cooperative o della agenzia/impresa, ma non è così.
Purtroppo il legislatore, nella abituale fretta delle “leggi di bilancio” di fine anno, impose i contributi sul lordo delle singole giornate, dimenticandosi che un musicista con partita Iva sostiene spese di viaggi, di pernottamenti (come qualsiasi lavoratore autonomo) e soprattutto deve acquistare gli strumenti e rinnovarli di frequente. Può capitare quindi che, a fronte di un compenso di 1.000 euro (una rarità) a 500/600 chilometri di distanza, detratti i contributi, le spese vive e gli ammortamenti, al malcapitato restino in tasca un centinaio di euro. Veramente un bell’affare!

E non basta. Dal 2012, anno in cui l’Enpals è confluito nell’Inps, le imprese di spettacolo (e quindi anche i musicisti “autonomi”) sono assoggettati al riepilogo mensile dei contributi, cd. UNIEMENS. Un meccanismo telematico a cui solo pochi consulenti del lavoro sanno ottemperare con specifici software. Chi ha tentato il “fai da te” lo ha definito MOSTRUOSO. Il che vuol dire che: anche per la contabilità, il musicista “autonomo” non se la caverà con i consueti 50 o 100 euro al mese a un normale commercialista, ma dovrà spendere molto di più.


UN ASPETTO PREOCCUPANTE?

A parere di molti, in questa norma che abolisce parzialmente l’Agibilità c’è un risvolto negativo. In un settore dove i controlli da parte di Inps e Agenzia delle Entrate sono pressoché inesistenti, il Certificato di Agibilità costituisce di fatto l’unico deterrente per arginare il lavoro nero. Ne consegue che si teme l’inizio di un peggioramento del sommerso, già di per se dilagante, specie se a questo provvedimento dovesse seguirne un altro che abolisca completamente l’Agibilità.
Come Sos Musicisti siamo di altro parere.
E’ mai possibile che uno strumento di controllo del lavoro pensato nel ’47 debba rimanere tutt’ora tale (seppur telematico) come una sorta di braccialetto elettronico al piede dell’artista quando va al lavoro, come a un detenuto in libertà vigilata? D’altra parte, se c’è una categoria che non lavora certo di nascosto sono proprio gli artisti. Sarebbe semplicissimo: individuare delle fasce di eventi irrilevanti dove non è possibile pagare tasse e contributi e in quelli “congrui” verificare se vengono emesse fatture o meno. Punto! … Invece no! Addirittura abbiamo avuto per 10 anni una convenzione tra Enpals e Siae, e cosa controllavano? … l’Agibilità! Una roba che neanche i mandatari stessi della Siae avevano capito cosa fosse!


CONCLUSIONE

Detto questo, come SOS MUSICISTI ci auguriamo che questa norma sia una anticipazione della grande riforma del nostro settore che si prevede per il prossimo anno. Quella riforma per la quale abbiamo più volte fatto pervenire ampia documentazione alle istituzioni.

Anche grazie alle nostre istanze, la riforma è prevista nel Decreto Legislativo approvato definitivamente nel mese di novembre e denominato CODICE DELLO SPETTACOLO (Art. 2. comma 4, lettera “i”).
Quindi, allorché tra pochi mesi avremo un nuovo governo, i ministeri di competenza saranno finalmente OBBLIGATI a promulgare dei Decreti Attuativi per una riforma organica del sistema previdenziale degli artisti e quando sarà, dovremo essere preparati per sedere ai tavoli che contano, evitare che la questione slitti alle cd. Calende Greche e soprattutto, dovremo poter dire la nostra!

SOS MUSICISTI è l’unica associazione di categoria fondata da musicisti per i musicisti, proprio per risolvere queste questioni.

Buon Natale e Buon Anno nuovo.